Buon Ferragosto lettori! Come state passando questo giorno di vacanza? Siete fortunati e fate anche il ponte? (Io no). Se non avete modo di spostarvi fisicamente, il Throwback Thursday di oggi vi propone un viaggio davvero speciale, un Viaggio al centro della Terra.
Una vasta distesa d’acqua, il principio di un lago o d’un oceano, andava oltre i limiti della vista. La riva formava un’ampia insenatura e offriva alle ultime propaggini delle onde una sabbia fine, dorata, cosparsa di quelle piccole conchiglie in cui vissero i primi esseri della creazione. Le onde vi si infrangevano con il rumore proprio dei luoghi chiusi e assai vasti. Una soffice schiuma volava portata da una leggera brezza, e alcuni vapori mi sfioravano il viso. Sulla spiaggia leggermente in pendenza, a cento tese circa dal limite delle onde, morivano i contrafforti di rocce enormi che salivano allargandosi a incommensurabili altezze. Alcuni, fendendo la spiaggia con le loro punte acute, creavano capi o promontori corrosi dal lavorio della risacca. Più oltre l’occhio seguiva la loro mole che si stagliava in modo chiaro sul fondo brumoso dell’orizzonte.
Era un vero oceano contornato capricciosamente dalle rive terrestri, ma deserto e dall’apparenza terribilmente selvaggia.[Capitolo 30, traduzione di Giampaolo Rugarli]
Jules Verne è famoso per i suoi romanzi precursori del genere fantascientifico. Nel 1864 pubblica Viaggio al centro della Terra, nel quale mette consapevolmente da parte le teorie più fondate scientificamente circa l’interno del nostro pianeta per dare libero sfogo alla fantasia.
Dopo aver decifrato una pergamena che contiene le istruzioni su come arrivare al centro della terra, il professor Otto Lidenbrock mette su una spedizione di cui fanno parte anche il nipote Axel (voce narrante) e una guida islandese. L’opera è un vero e proprio romanzo d’avventura e di esplorazione di nuove terre, dove la sopravvivenza dipende dal sangue freddo e dalla capacità di usare la logica per uscire da situazioni di pericolo. Non nego di aver provato parecchia ansia in certi passaggi, incerta sul destino dei tre: sarebbero rimasti bloccati in quel cunicolo? avrebbero mai rivisto la luce del sole?
Nel complesso l’ho trovata una lettura estremamente piacevole (molto più di Ventimila leghe sotto i mari, che a parer mio si perdeva in troppi dettagli inutili), che libera l’immaginazione e ti lascia a bocca aperta di fronte agli incredibili paesaggi che si dispiegano di fronte agli occhi dei nostri esploratori, proprio come l’oceano descritto nell’estratto.
Secondo voi, troveranno anche qualche forma di vita? E se lo avete già letto, è piaciuto anche a voi?
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