Il guardiano degli innocenti – The Witcher #1 | Recensione

Il guardiano degli innocentiEra un po’ che, senza considerare Harry Potter, non leggevo fantasy, e adesso mi è giunto tra le mani il primo capitolo di una saga che pare aver dato vita alla serie Netflix dell’anno (così riporta la fascetta), nonché un fortunato videogioco già in circolazione da diverso tempo, capace di attirare numerosi fan.

Il libro in questione mi è stato regalato e quindi, come faccio sempre in questi casi, ho deciso di intraprendere la lettura completamente al buio, pronta a farmi sorprendere da quello che lo scrittore polacco Andrzej Sapkowski aveva in serbo per i suoi lettori.

Il guardiano degli innocenti

Faccio immediatamente conoscenza di Geralt di Rivia, detto anche l’albino o Macellaio di Blaviken, uno strigo. Che cos’è questo essere? Una creatura nata umana e resa parzialmente sovrannaturale a seguito di un difficilissimo addestramento, volto a trasformare persone selezionate in uccisori di mostri. Il loro compito è proprio quello di percorrere il mondo ed eliminare, dietro compenso, creature malvagie che minacciano la vita degli esseri umani. Eroi? Solo apparentemente. In realtà pochi vogliono avere a che fare con questi esseri temuti per le loro capacità e spesso scambiati per meri sicari.

Questa l’idea di base, che trovo molto buona, un eroe appunto diverso dal solito, solitario ed emarginato, che vive in un mondo in cui i mostri sono ormai sempre meno e i cui servigi vengono richiesti per soddisfare capricci di potenti, che vogliono eliminare un rivale o rapire la donna di cui si sono invaghiti. Geralt però non è disposto a vendersi, e per rimanere sulla retta via si è dotato di un codice personale a cui non viene mai meno. Nonostante ciò, le situazioni non sono mai o bianche o nere, e la vita lo mette spesso di fronte a scelte morali difficili, in cui è costretto a scegliere il male minore, che per sua stessa natura di “male” implica comunque una sconfitta.

Il resto? Ho capito solo dopo il primo centinaio di pagine che la trama non seguiva un filo lineare, ma alternava momenti al presente con flashback su vicende passate. Questa soluzione narrativa mi sarebbe andata a genio se avesse presentato comunque un inizio, uno svolgimento e una conclusione; ma il libro è stato proprio concepito come una serie di sei racconti a sé stanti, ognuno dei quali si focalizza su uno scontro tra Geralt e il mostro di turno; il settimo racconto funge invece da cornice. Capite bene come ciò si presti benissimo a essere trasformato in serie TV: gli episodi sono già belli e definiti. La scelta, sottolineo volontaria, ritorna anche nel secondo libro (che ancora non ho letto) e dovrebbe servire a introdurre il protagonista e il mondo in cui si muove. A mio parere però non è la più vincente.

Inoltre di questo mondo ho capito ben poco. Riceviamo un’accozzaglia di informazioni su regni e regnanti, città circondate da mura e città ai confini del mondo, villaggi e boschi, elfi e maghi e una sequenza infinita di altre creature a volte solo nominate di passaggio. L’ambientazione è più o meno quella classica medioevale, ma non si capisce come vive questa gente.

Altro punto per me dolente, a causa di gusti personali, è la presenza eccessiva di scene d’azione. È un continuo sguainare spade, fare piroette e giravolte, balzi in avanti e indietro, finte e scarti… Di grande effetto sullo schermo e nel videogioco, dove per di più sei impegnato in prima persona, ma a leggerle io mi annoio.

Altra questione spinosa, la componente femminile. Sarà forse un caso, ma quasi tutti i mostri o nemici da sconfiggere sono donne. Con zanne e artigli o estremamente affascinanti, pericolose e letali, sempre di loro stiamo parlando. E ogni volta ci si sofferma su certi dettagli fisici, o sono nude, o semisvestite, o indossano abiti che mettono in evidenza determinate forme. Il fatto che il punto di vista sia prettamente maschile non credo valga come scusa. Per contro, gli uomini vengono raramente descritti così nel dettaglio, e di solito ci si sofferma principalmente sul loro equipaggiamento da battaglia o qualche tratto del viso. Più che altro, al terzo incontro con un essere femminile ormai potevo già prevedere quale descrizione sarebbe seguita, forse se ne salva solo una. Un po’ di fantasia e creatività, per piacere!

Che dire dopo tutto ciò? Continuerò la saga? Per il momento sì. Lo strigo ha comunque un suo perché e voglio vedere se davvero i prossimi capitoli approfondiranno meglio certi aspetti. Dal terzo in poi, i libri sono anche classificati come romanzi, quindi almeno sulla tipologia narrativa dovremmo essere allineati. E poi sono curiosa di sapere quali altre fiabe classiche verranno riprese e rimaneggiate per essere adattate a un contesto molto più dark.

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