
Nel corso del 2020 ho voluto iniziare a spaziare un po’ tra altri generi che di solito tralasciavo. Uno di questi è il giallo tradizionale. Diciamo che non mi aveva mai attirato troppo da quando avevo letto qualche versione ridotta in inglese dei casi di Sherlock Holmes. Si potrebbe dire che non si può paragonare una versione parziale a una integrale (e sono d’accordissimo), ma purtroppo il mio problema riguarda la modalità di svolgimento delle indagini che, immagino siamo tutti d’accordo, dovrebbe rimanere abbastanza inalterato. In particolare mi infastidisce dover per forza brancolare nel buio fino alla fine, mentre l’investigatore di turno sta mettendo insieme i pezzi e prosegue dritto e sicuro per la sua strada, senza metterti a conoscenza di tutti i suoi ragionamenti.
In questo senso preferisco i moderni thriller, dove “l’investigatore” può anche essere una persona qualunque che proprio come te non capisce nulla di quello che sta succedendo e insieme proseguite a tentoni, mettendo insieme gli indizi raccolti per strada. Mi dà molta più soddisfazione. Sicuramente c’entra anche il fatto che solo leggendo molti gialli ci si allena abbastanza da essere in grado di seguire le congetture “segrete” dell’investigatore e arrivare insieme a lui/lei alla soluzione. Ma tant’è, è qui che io mi ritrovo a questo punto.
Dicevamo quindi che per lungo tempo ho snobbato il genere, poi quest’anno è scattato qualcosa e ho deciso di dare una chance ad Agatha Christie e intraprendere la lettura di Assassinio sull’Orient Express. L’idea di un delitto avvenuto su un treno, con tutti i possibili sospettati senza vie di fuga e costretti a convivere per diverso tempo mi aveva sempre intrigato.
«Eppure… sembra fatto apposta per un romanzo, amico mio. Intorno a noi c’è gente di ogni condizione sociale, età e nazionalità. Per tre giorni, questi estranei saranno costretti a restare insieme. Mangeranno e dormiranno sotto lo stesso tetto, non potranno allontanarsi l’uno dall’altro. E alla fine dei tre giorni si separeranno, se ne andranno ognuno per la propria strada, per non rivedersi forse mai più.»
[Pag. 20, traduzione di Lidia Zazo]
Il caso: Hercule Poirot sta viaggiando sul famoso treno Orient Express, partito da Istanbul e diretto a Londra. Una notte, mentre il mezzo attraversa la Jugoslavia, uno dei passeggeri del vagone letto viene assassinato ed è subito chiaro che l’omicida si trovi ancora a bordo perché un’abbondante nevicata ha bloccato l’avanzata del treno in mezzo al nulla. Per aiutare l’amico Bouc, direttore dell’Orient Express, Poirot accetta di occuparsi del caso in modo che non cada nelle mani della polizia jugoslava, che potrà intervenire solo quando il treno ripartirà e giungerà alla successiva stazione. Inizia così una metodica indagine, che si svolge interrogando accuratamente gli undici passeggeri più il controllore presenti nella carrozza. La soluzione sembra inarrivabile, troppe cose non tornano e ogni passeggero ha un alibi perfetto.
Non c’è che dire, una vera opera da maestri, studiata in ogni dettaglio per depistarti in ogni modo. Ma d’altra parte è facile ingannare il lettore, che si autoinganna fin dall’inizio senza esserne cosciente, perché si porta dietro un’idea precisa di delitto e risoluzione del caso. Verso la fine avevo iniziato a capire dove saremmo andati a parare, perché d’improvviso c’erano troppe coincidenze. Stentavo però a crederci, insomma, non mi sarebbe mai venuta in mente una trama simile, è semplicemente geniale! La soluzione del caso, in realtà, viene già fornita da un indizio presente nei primissimi capitoli, quando Poirot si appresta a iniziare il viaggio. Ovviamente non sto a svelarvelo qui, rovinerebbe tutto il gioco.
La struttura del romanzo rispecchia pienamente l’indagine, precisa e razionale. Dopo aver introdotto la scena dell’azione, ogni capitolo è dedicato a un preciso studio del caso, dall’analisi del corpo, allo studio della piantina del vagone e della collocazione dei vari passeggeri, alla deposizione di ciascuno di loro. Di volta in volta, di ognuno siamo assolutamente certi della sua innocenza o possibile colpevolezza, ma vari dettagli ci sembrano suggerire che siamo sempre fuori strada. L’importante è non giungere a conclusioni affrettate: come ci insegna Poirot, prima dobbiamo raccogliere tutti gli indizi e solo dopo potremo iniziare a cercare la risposta, che è già presente sotto i nostri occhi, si tratta soltanto di mette in movimento le “celluline grigie” e unire i puntini.
Altro aspetto che ho apprezzato è il modo di presentare i personaggi. Vengono inquadrati con rapidi cenni sul modo di vestire o di comportarsi, e viene colta e sottolineata ogni loro reazione durante la deposizione di fronte a Poirot, ma è chiaro fin dall’inizio che non si tratta di presentazioni neutre: sono tutte filtrate attraverso gli occhi dell’investigatore, che per mestiere è un acuto osservatore e registra sempre dettagli utili alle indagini.
Che dire quindi in conclusione? Continuo a pensare che non sia il genere in cui sguazzo meglio, ho bisogno di scavare un po’ più a fondo nei personaggi e non averne una visione così esterna. Ma è indubbia la bravura di questa grande autrice e sicuramente vorrò leggere qualcos’altro di suo, ad esempio Dieci piccoli indiani.
Voi come siete messi a gialli? Avete qualcosa da consigliare?
Di Agatha Christie ho letto solo una manciata di romanzi e probabilmente questo è il mio preferito, per lo svolgimento dei fatti, il caso in sé e l’esposizione narrativa. “Dieci piccoli indiani” l’ho trovato più intrigante ancora ma con una soluzione del caso che non mi ha soddisfatto completamente. Comunque, bello se vuoi dargli una chance.
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Assolutamente! La trama è molto promettente, sono curiosa di sapere come si presenterà il romanzo nei fatti 🙂
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Io non capisco mai le indagini in nessun tipo di giallo, moderno o vecchio che sia 😅 Agatha Christie mi piace molto, Poirot ma soprattutto Miss Marple sono secondo me geniali, gli insospettabili che alla fine risolvono ogni mistero. Ti consiglio molto “Dieci piccoli indiani”, diverso dal solito, ma forse ancora più avvincente
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Per la verità è raro che riesca a risolvere le indagini anche io 😂 Purtroppo mi urta un po’ quando ci sono questi investigatori che sembrano quasi sapere tutto fin dall’inizio e procedono dritti per la loro strada, senza un momento di incertezza o sconforto. D’altra parte essendo il loro mestiere è anche giusto che sia così!
“Dieci piccoli indiani” era proprio in lista, grazie per la conferma, sarà sicuramente uno dei prossimi 🙂
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Sì capisco, devono piacere 😅 un altro che mi sento di consigliarti è “Il mastino dei Basketville”, di Conan Doyle. È l’unico suo che ho letto, su consiglio di un’amica, ma l’ho divorato in due giorni
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Lo aggiungo! 🙂
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Adoro i libri di Agatha Christie e adoro come questa grandissima autrice riesca ancora a ispirare moltissimi scrittori. Assassinio sull’orient express è stato un libro profondamente affascinante e ho sempre apprezzato il colpo di scena di finale. La tua recensione è stata davvero ottima e mi piace come ne hai parlato.
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Ti ringrazio! 🙂
Concordo appieno, sapeva sicuramente fare il suo mestiere, e ne è testimone il fatto che le sue opere continuano ad avere un grande fascino ancora ai giorni nostri.
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