Non so se si è notato, ma finora qui sul blog ho sempre presentato libri che avevano ottenuto la mia approvazione. Stavolta però devo farlo, è giunta l’ora della nostra primissima unpopular opinion con un classico che ha segnato la storia della letteratura, e spero di non suscitare le ire di nessuno affermando che Dracula, di Bram Stoker, mi ha lasciato l’amaro in bocca. Molto probabilmente sono io il problema, e sarei molto felice di trovare qualcuno in grado di farmi cambiare idea.
Non sono di quelli che ritengono che i classici debbano piacere per forza in virtù del loro status, però in questo caso ci sono rimasta proprio male. Ero partita con così alte aspettative! E forse proprio le aspettative hanno rovinato tutto. Occhio, questa recensione conterrà spoiler.
Ho intrapreso la lettura del romanzo perché volevo finalmente conoscere di persona il vampiro più famoso di tutti i tempi: pensavo di vederlo in azione, di essere diretta testimone della sua innata crudeltà, di immergermi nei suoi pensieri per confrontarmi con il mostro che era! E invece si tratta di un romanzo epistolare, una raccolta di lettere, diari e ritagli di giornale che riportano informazioni sul conte da un punto di vista esterno. Ma dov’è Dracula? Dove? Non c’è. Cioè, c’è, ma in pratica non si vede, intravediamo la sua presenza solo tramite i risultati delle sue azioni. Lo incontriamo in carne e ossa (e lunghi baffi bianchi) nella parte iniziale del romanzo, nelle vesti di un amabile anfitrione, curiosissimo della vita nel Regno Unito dove vuole comprare casa, e poi scopriamo che di notte fugge dal suo castello scendendo le mura come una lucertola. E che non si riflette negli specchi. E che si ciba di sangue. Lo ritroveremo di nuovo solo nelle ultime pagine, durante la caccia che dovrà mettere fine alla sua esistenza.
Tutto il resto, per me, è stato pura noia mortale. Mi dispiace davvero dirlo, ma “noia” è l’unica parola che mi viene in mente quando ripenso a questo romanzo. Pagine e pagine su come una ragazza, Lucy, viene morsa, con conseguente perdita di forza e vitalità, sulle continue trasfusioni di sangue che le fanno per salvarla, inutilmente. Morirà, diventerà un vampiro e verrà uccisa. E nell’azione dovrà partecipare anche quello che era il suo promesso sposo. L’idea del quadro che si completa, grazie agli indizi messi insieme tramite gli scambi scritti dei cinque uomini coinvolti nella lotta contro il vampiro dovrebbe creare suspence. Sarà. Per me era solo tutto lentissimo e molto ripetitivo.
Poi, scusatemi, ma decisamente mal sopportavo Van Helsing, il professore olandese “so-tutto-io” esperto di vampiri, che rivela le sue conoscenze a pezzi. Johnatan all’inizio mi stava simpatico e mi aveva coinvolto, ma poi ho perso interesse nei suoi confronti come è successo con tutti gli altri. A tenere alta la mia attenzione sono stati Renfield e Mina. Il primo è un paziente del dottor Seward, è rinchiuso in manicomio e sviluppa un comportamento sempre più inquietante, arrivando a mangiare mosche, ragni e altri animali. È in qualche modo collegato a Dracula, di cui ne sente l’influsso. Mina è invece la moglie di Johnatan e l’amica di Lucy: dotata di grande coraggio, non si tira indietro di fronte al pericolo e grazie alla sua mente sveglia contribuisce anche lei alla caccia al vampiro.
Detto ciò non gli nego certamente la sua valenza letteraria e conosco bene anche il sottotesto: Dracula rappresenta passioni, paure e desideri umani, è il simbolo di ribellione alla rigida morale vittoriana, alla quale non può che soccombere. Rigore scientifico (incarnato da Van Helsing) e convenzioni sociali (tutti gli altri personaggi) riportano tutto in equilibrio, così come era stato originariamente concepito. L’idea di base per me è geniale, ma di fatto avrei preferito una modalità narrativa diversa.
Tuttavia, è interessante osservare l’evoluzione di questa figura nella cultura popolare. Tra rimaneggi vari in film, serie TV e altri romanzi, Dracula si è trasformato a tal punto da diventare un simpaticissimo padre apprensivo nel film d’animazione Hotel Transylvania. Sicuramente, nonostante tutto, la sua immortalità se l’è conquistata.
Concordo con te quando dici che è un po’ lento e noioso, anche se non saprei dirti esattamente perché ma io lo trovai meraviglioso , mi divertì tantissimo e mi inquietò anche un po’.
In ogni caso, se non l’hai già vista, ti segnalo la miniserie Dracula della BBC uscita lo scorso anno: lì di “Dracula in azione“ ce ne sta un bel po!
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Grazie per il commento! Ma so benissimo di essere io il problema 🙈 Non escludo di tornare a leggerlo fra qualche anno però, magari sapendo già cosa aspettarmi posso concentrarmi su altri aspetti e riuscire ad apprezzarlo come gli altri.
Non sono molto ferrata con le serie TV, ma quelle della BBC sono sempre fatte benissimo, la terrò in conto 🙂
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Ah ah quanto ti capisco: mi sono ritrovata molto nella tua recensione. Ben vengano anche gli sconsigli!
P.S. L’unico vampiro letterario che è riuscito a conquistarmi è quello (sui generis) di Lasciami entrare.
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Uh, questo non lo conoscevo! D’altronde al genere horror mi sono approcciata molto poco. Ma già che l’anno scorso ho mosso i primi passi, e rimanendo nel discorso di uscire dalla comfort zone, questo titolo sarà una valida aggiunta 🙂
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