Cina è un altro tomone che si aggiunge al nostro elenco. L’ho acquistato pensando che fosse simile agli altri romanzi di Rutherford New York e London, e cioè con una storia spalmata su più secoli; invece, se avessi letto la quarta di copertina, avrei scoperto subito che si concentrava solo sulla seconda metà dell’Ottocento.
Nessuna delusione, però, c’era lo stesso tanto da imparare. Non so se sono io che non ricordo cose studiate sui libri di scuola o se non le abbiamo proprio considerate, ma per me è stato quasi tutto una scoperta. È inoltre interessante la doppia visione della Cina offerta da questa narrazione: quella dei cinesi stessi e quella dei barbari, come vengono definiti gli stranieri, nel nostro caso principalmente inglesi e americani che sono arrivati a distruggere l’equilibrio del Celeste Impero, il cui declino si verifica anche a causa di una serie di imperatori molto deboli sul piano politico.

Nella prima parte del romanzo viene dato ampio spazio alla cosiddetta guerra dell’oppio, prodotto dichiarato illegale in Cina perché provoca forte dipendenza negli uomini, che smettendo di lavorare portano alla distruzione le proprie famiglie e l’economia in generale. Data la fiorente domanda, però, i britannici non si fanno scrupoli e per arricchirsi procedono a vendere la merce di contrabbando. Sui fronti opposti si schierano le figure storiche dell’irreprensibile commissario Lin e dello scaltro Lord Elgin. È metà questione di diplomazia e metà di forza militare e ben presto i cinesi devono aprire gli occhi e capire che, mentre loro si chiudevano su loro stessi, il resto del mondo andava avanti in quanto ad armi, tecniche militari e conoscenze di ingegneria e fisica. Vedere la Nemesi, una “barchetta” interamente fatta di ferro che galleggia, è per loro un vero shock.
In quanto a valori, il lavoro e la devozione all’imperatore e in generale all’autorità vengono prima di ogni altra cosa, anche di problemi familiari. Assistiamo a un costante svilimento della propria persona e dei propri meriti, sia a parole sia tramite atti fisici, come il kowtow, il profondissimo inchino realizzato gettandosi praticamente a terra che da un certo punto in poi i barbari si rifiutano di compiere. E ancora, il mancato superamento degli esami amministrativi è considerato un disonore che ricade su tutta la famiglia e la vita dei funzionari di stato deve basarsi sui principi di Confucio. Lo sa bene Shi-Rong, un uomo che ambisce a una grande carriera e che si considera totalmente integro moralmente, ma che invece non è affatto privo di difetti. Scopriamo anche che le attività commerciali sono disprezzate dalla nobiltà, perché implicano scambi di denaro, mentre è molto più elevato il lavoro del contadino che coltiva la terra e vende i suoi frutti. Occhio però alla corruzione, quella dilaga sempre.
Ma chi sono i cinesi? Parlarne in generale è troppo riduttivo, sono un insieme di tantissimi popoli, non troppo in pace tra di loro, per la verità. La grande maggioranza è formata dagli han, ma il potere è nelle mani dei mancesi Ming, considerati incredibili guerrieri come il giovane Guanji. Fieri guerrieri sono anche gli hakka, che al momento costituiscono una piccola minoranza. Da notare che mancesi e hakka non fasciano i piedi alle donne, perché le svilirebbero.
Nelle tipiche famiglie tutto ruota attorno al patriarca. I figli sposano donne scelte dalla famiglia, le donne abbandonano la famiglia d’origine per trasferirsi in quella del marito, dove sono soggette al volere della suocera. Partorire un figlio maschio è la priorità assoluta della neosposa, chi non riesce come la povera Salice vede la propria condizione abbassarsi sempre di più. Mei-Ling è più fortunata, anche perché ha un marito che la ama davvero.

Sempre parlando della situazione femminile, ci si sofferma su cosa vuol dire essere una donna raffinata e intelligente in una società di questo tipo e su chi sono e che poteri hanno le concubine, specialmente se di uomini di alto rango. Si può diventare persino la donna più importante della Cina, come succede alla Nobile Consorte Yi, concubina prediletta dall’Imperatore in carica perché riesce a dargli un figlio maschio e soprattutto perché se ne intende di politica, economia e strategie militari. Verrà conosciuta dal mondo come Imperatrice Cixi, la donna che sta dietro la reggenza degli ultimi due imperatori bambini e che porta la Cina nell’epoca moderna.
Noi la conosciamo attraverso il personaggio di Unghia di Lacca, un eunuco per il quale la vita di palazzo e la possibilità di essere circondato dalle “cose belle della vita” rappresentano la massima aspirazione. Grazie a lui abbiamo accesso alla Città Proibita e ai giardini del Palazzo d’Estate, e conosciamo tutto sulla famiglia imperiale.
Queste e tanto altro c’è in Cina. Vorrei menzionare velocemente Macao, Hong-Kong, l’India e la Scozia. Il reclutamento di uomini cinesi per sostituire i ribelli irlandesi nella costruzione di una ferrovia in California. La nascita dei Taiping, un gruppo di esaltati che si dichiarano cristiani e il cui Celeste Re crede di essere il fratello di Cristo. L’istituzione di un ministero per gli affari esteri. E infine la rivolta dei boxer, che viviamo da assediati all’interno delle delegazioni straniere insieme alle famiglie di missionari.
È molto facile rischiare di giudicare tutto quello che succede dal punto di vista occidentale, quello a cui siamo abituati. Però ampio spazio viene dato proprio al popolo cinese, che ci parla dalla sua prospettiva: un popolo fiero che accanto a modi di vivere che per noi risultano un po’ “antiquati” ci mostra tanti altri bellissimi aspetti della sua cultura e ci fa invece notare le storture di questi invasori che si dichiarano tanto superiori. Le devastazioni degli assedi britannici sono atroci da leggere.
Non ho grandi mezzi per verificare la completa accuratezza storica di questo romanzo, ma mi sembra che l’autore ci tenga a fare ricerche approfondite. Che siano più o meno adattate per motivi di trama, come dicevo prima mi hanno comunque permesso di conoscere una realtà a me sconosciuta (ho letto altri libri sulla Cina, ma o riguardavano il periodo di Mao e gli anni immediatamente successivi o erano molto concentrati sulla vicenda dei personaggi principali e tutti gli avvenimenti storici rimanevano un po’ sullo sfondo). Da qui posso partire per ulteriori esplorazioni dell’argomento, di grande attualità dato che ormai la Cina si è affermata come uno degli attori principali sulla scena internazionale.
(Siamo nel periodo in cui non riesco a far funzionare il computer, quindi non ho idea di cosa ho combinato con le immagini, credo siano enormi, prima o poi le aggiusterò.)
Non sapevo che Rutherford avesse scritto un libro sulla Cina: grazie della segnalazione!
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È uscito appena l’anno scorso 🙂
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È un contesto storico-geografico che mi affascina, ma che non conosco (ancora?) quanto vorrei. Ottima dritta!
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Era tanto che non tornavo da quelle parti, e ogni volta trovo anche io qualcosa di nuovo da scoprire, d’altra parte ha una storia complessa e millenaria.
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La cultura cinese è affascinantissima! 😍
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Vero! Io vorrei esplorare sempre di più di qualsiasi cultura, ci vorrebbero mille vite!
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