Ho più volte scritto e sottolineato che i miei migliori amici tra i libri sono quelli belli corposi, che mi accompagnano per lunghe giornate e settimane. Ebbene, oggi cambiamo rotta per portare sotto i riflettori un libro di appena 95 pagine, di un autore che ho avuto il piacere di scoprire l’anno scorso.
L’autore Alan Bennet nasce come comico e sceneggiatore teatrale britannico per poi approdare alla stesura di romanzi, i quali sono ovviamente permeati di quell’humor che caratterizza in generale il suo lavoro. Mi ci sono avvicinata con Nudi e crudi (storia di una coppia che una sera torna a casa per trovarla completamente “svaligiata”, non è rimasto nulla se non i muri) e ho deciso di proseguire appunto con La sovrana lettrice.
Scrivere un romanzo comico con protagonista la regina d’Inghilterra non è certo una scelta di tutti i giorni, ma, come si capisce ben presto, Sua Maestà è solo un accessorio funzionale ad affrontare un discorso più ampio: il potere dei libri e della lettura.
La trama in breve: inseguendo i propri cani fuggiti nel giardino di Buckingham Palace, la regina scopre fuori dai cancelli una biblioteca circolante, presso la quale si serve Norman, un giovane sguattero. Per scusarsi del disturbo, la regina si sente in dovere di prendere in prestito anche lei un libro, scoprendo per la prima volta il piacere della lettura e il piacere stesso di fare qualcosa per sé. La sua, infatti, è una vita pubblica in cui non ha praticamente potere decisionale: sono sempre gli altri a organizzarle le giornate, i viaggi, le persone da incontrare, e a stabilire cosa sia ritenuto accettabile o meno. La lettura si impone con la sua forza devastatrice, sconvolgendo secolari abitudini e mettendo in ridicolo l’ignoranza dei piani alti.
Qualsiasi lettore può facilmente riconoscere il proprio percorso ed esclamare “è proprio così!” di fronte a certe riflessioni. La capacità di lettura viene associata a un muscolo che come tale va allenato: più leggiamo e più ce ne viene voglia; più leggiamo e più siamo in grado di sviluppare uno spirito critico che ci consente di vedere sotto nuova luce libri che agli esordi della nostra carriera ci erano parsi noiosi o insipidi.
La sfiorò il pensiero (di cui prese nota il giorno dopo) che la lettura, fra l’altro, era un muscolo e a quanto pare lei era riuscita a svilupparlo. Adesso leggeva il romanzo con grande piacere, ridendo di frecciatine, neanche battute, che prima non aveva notato.
[Traduzione di Monica Pavani]
Da inesperti ci affidiamo totalmente ai consigli di parenti e amici, in seguito sviluppiamo precisi interessi e diventiamo autonomi nelle nostre scelte. A questo proposito carino anche il fatto che la regina non compri mai i libri, ma li prenda sempre in prestito dalle biblioteche. E inizia finalmente a sfruttare la sua. E qui mi è sorta una domanda: le immense biblioteche dei palazzi nobiliari le usa mai qualcuno?
Tanti di noi amano prendere appunti, proprio come la regina, perché la lettura ci invita a riflettere, ci rende attivi e non spegne il cervello. Possiamo ottenere risposte a domande che ci poniamo da tempo, nonché ritrovare egregiamente espresso un pensiero o un’idea che ci frullava in testa ma non sapevamo tradurre in parole. Leggendo si viaggia, e nella comodità della propria stanza si scoprono nuove vite e nuovi mondi.
Stava anche scoprendo che un libro tira l’altro, ovunque si voltava si aprivano nuove porte e le giornate erano sempre troppo corte per leggere quanto avrebbe voluto.
[Traduzione di Monica Pavani]
È una passione che tutto pervade, vorremmo parlarne con chiunque per un continuo scambio di opinioni e così tenta di fare anche Sua Maestà, che durante gli incontri pubblici abbandona le domande standard per chiedere ai ministri o ai sudditi cosa pensano di questo o quell’autore. Nessuno sa rispondere, e noi possiamo comprendere benissimo la sua frustrazione, la stessa che proviamo quando siamo circondati da amici che non leggono.
E che dire della pericolosità della lettura, che può essere letale quanto una bomba per i regimi, le istituzioni e i governi che vorrebbero tenere il popolo nell’ignoranza? Nel libro non si allude direttamente a questo, ma mi ha molto colpito una scena in cui la regina lascia un libro in carrozza e al suo ritorno le dicono che lo hanno fatto brillare perché sospettavano fosse un ordigno. In realtà glielo hanno sottratto nel disperato tentativo di farla smettere di leggere.
Perché un’altra caratteristica del leggere, estremamente negativa per una personalità pubblica come la regina, è che si tratta di un’attività intrinsecamente egoista. Se ci pensate, è verissimo. Porta sì a socializzare e a scambiarsi idee, ma l’atto stesso di leggere, a meno di non farlo per un pubblico, implica un rapporto esclusivo tra noi stessi e il libro, chiudendo fuori tutti gli altri. Io poi mi ci immergo talmente tanto che anche nel caos mi isolo completamente e ciò che è intorno non esiste più.
Ma questa attività così “passiva” alla lunga non finirà per stancare Sua Maestà, da sempre donna d’azione? Per scoprirlo non vi resta che leggere il libro, che si conclude con un bel colpo di scena finale.
L’attrattiva della letteratura, rifletté, consisteva nella sua indifferenza, nella sua totale mancanza di deferenza. I libri se ne infischiavano di chi li leggeva; se nessuno li apriva, loro stavano bene lo stesso. Un lettore valeva l’altro e lei non faceva eccezione. La letteratura, pensò, è un commonwealth; le lettere sono una repubblica.
[Traduzione di Monica Pavani]